Undici anni dopo la sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz di Genova - dove, durante il G8, erano stati alloggiati dal Comune i rappresentanti dei movimenti no-global
- prende il via lunedì 11 il processo in Cassazione a carico degli imputati, condannati - nel 2010 - dalla Corte d'appello del capoluogo ligure.
Tra loro anche alti funzionari dell'Amministrazione come il capo del Dipartimento centrale anticrimine Francesco Gratteri (4 anni in appello) e l'ex vicedirettore dell'Ucigos Giovanni Luperi (4 anni). Tutti gli imputati hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Per questioni tecniche, il ricorso è stato presentato anche dalla Procura Generale di Genova. Il processo si celebrerà di fronte ai giudici della Suprema corte e e la discussione dovrebbe occupare l'intera settimana.
I fatti risalgono alla notte del 21 luglio 2001, quando la città era già stata sconvolta dalla guerriglia urbana e dalla morte di Carlo Giuliani.
L'irruzione della polizia nella scuola Diaz, che fu individuata dal Comune di Genova per ospitare i no-global durante il summit dei grandi di otto nazioni, avvenne di notte mentre diversi ospiti dormivano.
L'irruzione della polizia nella scuola Diaz, che fu individuata dal Comune di Genova per ospitare i no-global durante il summit dei grandi di otto nazioni, avvenne di notte mentre diversi ospiti dormivano.
Alla Diaz una «macelleria messicana»
Furono oltre 60 le persone ferite e 93 gli arrestati per i disordini in città, poi prosciolti. In quella circostanza furono sequestrate due bottiglie molotov che, secondo l'accusa, furono portate all'interno della scuola per giustificare gli arresti.
Furono oltre 60 le persone ferite e 93 gli arrestati per i disordini in città, poi prosciolti. In quella circostanza furono sequestrate due bottiglie molotov che, secondo l'accusa, furono portate all'interno della scuola per giustificare gli arresti.
Le immagini dei volti feriti, del sangue nei locali devastati della scuola fecero il giro del mondo. Lo stesso Michelangelo Fournier, all'epoca vice dirigente del reparto mobile di Roma, uno degli imputati, quando depose al processo, definì la scena che si trovò davanti una «macelleria messicana».
Le sentenze in primo grado e in Corte d'appello
Le indagini dei pm Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona sulle lesioni, sugli arresti arbitrari e sulla vicenda delle molotov, si conclusero con il rinvio a giudizio di 29 persone. In primo grado vi furono 13 condanne e 16 assoluzioni. Le persone assolte erano praticamente i vertici della catena di comando.
Le indagini dei pm Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona sulle lesioni, sugli arresti arbitrari e sulla vicenda delle molotov, si conclusero con il rinvio a giudizio di 29 persone. In primo grado vi furono 13 condanne e 16 assoluzioni. Le persone assolte erano praticamente i vertici della catena di comando.
Il 18 maggio la Corte d'appello di Genova ribaltò la sentenza condannando anche i vertici della polizia di Stato. Furono 25 le persone condannate, una assolta e due prosciolte per prescrizione. Tra i vertici di polizia che erano stati assolti in primo grado e poi condannati in appello, figurano il capo del Dipartimento centrale anticrimine Francesco Gratteri (4 anni nel processo di secondo grado), l'ex vicedirettore dell'Ucigos Giovanni Luperi (4 anni), il capo del Servizio Centrale Operativo Gilberto Caldarozzi che allora era vice dello stesso Servizio (3 anni e 8 mesi), Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos di Genova (3 anni e 8 mesi), Massimo Mazzoni, ex ispettore capo Sco (3 anni e 8 mesi). Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto Mobile di Roma, fu condannato a quattro anni in primo grado e a cinque in appello.
In primo grado i due pm avevano chiesto 29 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di carcere. Il pm Enrico Zucca nella sua lunga requisitoria, riferendosi a Luperi e a Gratteri, esordì dicendo: «Non sono rimasti dietro la scrivania ad aspettare ma sono generali scesi in campo con casco e manganello a fianco della truppa». In appello il pg Pio Macchiavello aveva chiesto oltre 110 anni.
Intanto sono già cancellati reati come le lesioni. Resta in piedi soltanto il reato di falso in atto pubblico (che si prescriverà nel 2013), nei confronti di chi firmò i verbali di arresto e perquisizione. All'epoca dei fatti, Gratteri, Caldarozzi, Luperi (il prefetto Arnaldo La Barbera è morto dieci anni fa) erano i più alti in grado sul campo.
Si deve escludere l'allora capo della polizia Gianni De Gennaro, assolto in via definitiva dalla Cassazione nel processo per induzione alla falsa testimonianza. La relazione sui fatti è affidata a due consiglieri - Piero Savani e Stefano Palla (nel collegio giudicante anche Paolo Antonio Bruno e Gerardo Sabeone). La requisitoria è affidata al sostituto procuratore generale Pietro Gaeta.
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